Negli articoli precedenti abbiamo visto come è tassato il passaggio per successione di aziende e quote societarie. Dobbiamo però capire come si possa pianificare questo passaggio in maniera tale da sfruttare le agevolazioni fiscali e proteggere l’attività imprenditoriale svolta.
Se muore un imprenditore con 3 figli cosa succede? Se non ha fatto testamento, la sua azienda/le sue quote diventano di proprietà dei 3 figli. Non sempre questo però è un buon risultato. Infatti fra i tre potrebbe esserci un figlio che non ha alcun interesse nell’azienda o che, peggio, non è assolutamente in grado di gestirla. Inoltre se fra i 3 non c’è piena armonia è facile che i conflitti possano portare a problemi di gestione dell’azienda.
E’ quindi fondamentale pianificare questo passaggio quantomeno con un testamento in modo tale da lasciare l’azienda solamente a chi ha davvero l’interesse e le capacità necessarie per portarla avanti e lasciando ovviamente delle compensazioni agli altri eredi.
La cosa migliore però è fare sì che il passaggio avvenga quando l’imprenditore è ancora in vita. In questo modo si riesce a programmare meglio il passaggio di consegne e l’imprenditore può valutare se l’erede designato sia effettivamente la scelta giusta. Inoltre la programmazione del passaggio generazionale consente di prendere visione di quale sia effettivamente il patrimonio dell’imprenditore e riorganizzarlo (soprattutto se ci sono più attività d’impresa svolte, società immobiliari …) in modo tale da rendere facile la divisione fra eredi. A questo fine, se ci sono più attività imprenditoriali, si effettuano delle operazioni societarie (come la creazione di una holding di famiglia) per ottenere un passaggio generazionale ordinato.
Gli strumenti che si utilizzano solitamente per realizzare un passaggio generazionale quando l’imprenditore è ancora in vita sono:
- Donazione
- Patto di famiglia
La donazione è uno strumento classico e abbastanza semplice. Con la donazione l’imprenditore regala a uno o più soggetti le sue quote/la sua azienda senza dover dare compensazioni agli altri eredi. Se però quando l’imprenditore viene a mancare gli altri eredi non ottengono delle compensazioni, potranno impugnare la donazione e renderla inefficace. E’ per questo che non è una soluzione adatta a tutte le situazioni.
Una soluzione che viene utilizzata molto spesso è quella della donazione della nuda proprietà delle quote della società a uno o più eredi e il mantenimento dell’usufrutto in capo all’imprenditore. In questo modo l’imprenditore mantiene il potere decisionale ma la proprietà passa agli eredi. In questo caso, visto che il potere decisionale rimane all’imprenditore, non si può applicare l’esenzione da imposta di successione.
Il secondo strumento è il patto di famiglia che è sicuramente meglio della donazione perché tutti gli eredi partecipano e questo fa sì che poi non possano impugnarlo dopo la morte dell’imprenditore. Ha però il problema che gli eredi che ricevono le quote/l’azienda devono dare delle compensazioni agli altri eredi e non sempre hanno abbastanza denaro per farlo.
Non esiste uno strumento perfetto e che vada bene in ogni caso. E’ necessario valutare ogni singola situazione per comprendere quale sia lo strumento migliore nel caso specifico.
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Paolo e Lorenzo Stagno