L'art.121 del Decreto Rilancio è quello che stabilisce le regole circa la circolazione dei crediti fiscali e prevede, da sempre, che il committente dei lavori (o l'azienda che ha concesso lo sconto in fattura) possa vendere il proprio credito fiscale a chiunque. In questo articolo vedremo se l'acquisto dei crediti fiscali è un'operazione conveniente per le imprese.

Non tutti sanno che i crediti fiscali possono essere venduti a chiunque. E' così da quando sono stati introdotti il Superbonus e la possibilità di cedere i crediti con il Decreto Rilancio (dl 34/2020 convertito in legge 77/2020). Le varie novità che hanno inciso sulla circolazione dei crediti NON hanno in alcun modo modificato questa possibilità: il primo passaggio del credito è libero e può essere fatto verso chiunque. Quindi il committente dei lavori o l'impresa che ha concesso lo sconto in fattura può vendere il proprio credito anche all'azienda di un amico o parente e non deve per forza venderlo a una banca. 

Questa possibilità è stata inizialmente poco utilizzata perchè le banche e Poste Italiane acquistavano crediti senza troppe difficoltà. Adesso però la situazione è completamente cambiata e molti privati e condomini che stanno sfruttando il 110% sono alla ricerca di qualcuno che compri il loro credito d'imposta

Vediamo quindi di capire se ad un'impresa qualsiasi convenga acquistare dei crediti fiscali. 

Ci sono fondamentalmente tre condizioni che deve rispettare l'azienda per poter essere interessata ad acquistare i crediti fiscali:

1) deve avere liquidità da investire

2) deve pagare molte tasse con F24 (Iva, contributi e ritenute dei dipendenti, Ires, Irap, accise...)

3) l'importo di tasse da pagare deve essere costante negli anni 

Acquistando un credito derivate da lavori Superbonus, infatti, l'azienda avrà subito un esborso che recupererà in 4 anni. La cosa importante da sottolineare è che si recupera ogni anno 1/4 del credito acquistato quindi se in uno degli anni si hanno meno tasse da pagare rispetto a questo 25% del credito, la differenza andrà persa! 

Cerco di fare un esempio del recupero dei crediti fiscali da parte di un'azienda:

  • in data 30/09/2022 si acquista un credito fiscale di 110.000 euro (che corrisponde a un cantiere di importo pari a 100.000 euro con lavori pagati tutti nel 2022). Si paga subito il corrispettivo concordato con il venditore. 
  • il credito acquistato è diviso in 4 rate annuali di pari importo: 27.500 euro l'anno da compensare in F24
  • a partire dal 01/01/2023 posso compensare la prima rata annuale e devo compensarla tutta entro il 31 dicembre 2022. Se ogni anno pago circa 50 mila euro di tasse fra iva e contributi dipendenti non avrà problemi: compenso 27.500 euro e verserò allo Stato solo i rimanenti 22.500 euro. 
  • a partire dal 01/01/2024 potrò compensare la seconda rata e così via

La convenienza dell'operazione, come puoi ben capire, dipende fondamentalmente dal prezzo di acquisto. Nella mia esperienza ho visto che questo prezzo d'acquisto varia dai 90 euro ai 95 euro ogni 110 euro di credito fiscale. Il tasso di rendimento (al netto delle imposte) si aggira fra il 5% e l'8% annuo!

Parlando con alcune imprese per proporre questo tipo di operazioni, mi sono accorto che una delle domande che tutti si fanno è se sia legale acquistare questi crediti e che cosa si rischi in caso di accertamento fiscale sulla spettanza del 110%. 

Partiamo dalla prima domanda: è legale acquistare crediti fiscali? La risposta è sì. Come già detto, è l'art.121 del Decreto Rilancio a prevedere questa possibilità. Bisogna però fare attenzione. Se un'impresa acquistasse molti crediti fiscali potrebbe rischiare una contestazione di svolgimento abusivo di attività finanziaria. E' quindi importante che l'attività di acquisto di crediti fiscali rimanga del tutto occasionale. Come dimostrare che si tratta di attività occasionale? Acquistando pochi crediti sia come numero di venditori sia come importo rispetto al giro d'affari. Questo ovviamente va studiato con riferimento al caso specifico. 

La seconda domanda è davvero molto interessante: cosa succede se l'Agenzia delle Entrate contesta la spettanza del Superbonus e quindi del credito che ho acquistato? Se andiamo a leggere le norme, l'art.121 del Decreto Rilancio prevede che l'unico responsabile sia il committente dei lavori tranne nel caso in cui l'acquirente del credito abbia contribuito alle violazioni (ipotesi di concorso nelle violazioni). Quindi se l'acquirente è del tutto estraneo al cantiere non dovrebbe correre rischi. 

L'Agenzia delle Entrate, però, nell'ultima circolare (la 23/2022) ha affermato che chi compra i crediti fiscali deve svolgere dei controlli e la tipologia di controllo da svolgere dipende dal grado di professionalità dell'acquirente. La circolare elenca degli aspetti che l'acquirente deve controllare (alcuni sono del tutto criticabili) ma non dà indicazioni precise su come debba avvenire questo controllo. 

Bisogna poi considerare che tutte le pratiche di Superbonus 110% sono certificate da due soggetti:

  • il tecnico (Geometra, Architetto o Ingegnere) che assevera la congruità dei prezzi, l'esecuzione dei lavori e il fatto che fossero davvero agevolabili con il 110%
  • il Commercialista che appone il visto di conformità

Entrambe queste figure hanno una polizza professionale (obbligatoria per legge) e rispondono nel caso di contestazioni sulla spettanza dell'agevolazione fiscale

E' quindi fortemente consigliato acquistare crediti certificati da professionisti di fiducia. 

In conclusione, possiamo affermare che per aziende con molta liquidità e con un carico fiscale elevato, l'operazione di acquisto dei crediti è molto vantaggiosa e deve essere quanto meno considerata come una possibilità di investimento alternativa.

Se vuoi approfondire il tema o hai bisogno di una consulenza sull'acquisto di crediti fiscali non esitare a contattarmi!

Lorenzo Stagno